3 errori da non fare con i preadolescenti
In due articoli precedenti Chiara ha condiviso le sue 3 principali strategie per interagire al meglio con i suoi alunni, ragazzi dagli 11 ai 13 anni, e i 3 libri che preferisce consigliare loro come lettura.
Mi piace così tanto ascoltare i suoi consigli che ho deciso di intervistarla ancora 😝.
Questa volta le ho chiesto quali sono secondo lei gli errori che noi genitori facciamo più spesso, magari senza rendercene conto.
Ecco la sua meravigliosa risposta:
Errore #1: Forzare i bambini
La prima cosa che cerco di fare con Letizia (la figlia di Chiara, ndr), e che mi dispiace non vedere applicata a volte dagli altri genitori, è di evitare di sforzarla.
Mal sopporto quando vedo bambini in una valle di lacrime, che piangono e si irrigidiscono perché non vogliono fare una cosa, e si sentono dare come risposta “Ma dai, è facile! Per questa sciocchezza. Prova! L’abbiamo fatto tutti”. Se i bambini hanno una reazione di un certo tipo, per mille motivi -non ne hanno voglia, non se la sentono- secondo me non vanno sforzati.
Per esempio Letizia due anni fa odiava l’altalena: ne aveva proprio paura, e non voleva saperne di andarci. Poi col tempo si è abituata, e ora ci si dondola volentieri.
Ho dovuto però scontrarmi con alcune persone che la sforzavano: vedevo che lei si chiudeva su se stessa, e avevo paura che si ottenesse l’effetto contrario.
Questa cosa richiede tempo, a volte è logorante. Che un bambino abbia la giornata storta o abbia veramente paura non si riesce a capire sempre.
Però sono dell’idea che bisogna sforzarsi di avere rispetto delle loro reazioni.
Spero sul lungo termine questo atteggiamento mi dia ragione, e che Letizia diventi una ragazzina consapevole del fatto che col tempo potrà raggiungere tutti gli obiettivi che si prefigge.
Errore #2: Mostrarsi incoerenti
La coerenza per me è fondamentale. Penso la base di una genitorialità consapevole sia mostrare ai figli il comportamento che vorremmo loro adottassero.
Se ad esempio vogliamo che nostro figlio guardi i cartoni animati solo in certi momenti, non possiamo noi stessi farci vedere sempre col telefono in mano: diventiamo poco credibili.
Bisogna avere la capacità di organizzarsi nei tempi e nei modi. Ovviamente è complicato perché viviamo in una società iper connessa.
I bambini sono molto sensibili a quello che vedono come esempio nei genitori: mostrarsi incoerenti è quindi difficile da sanare a parole, perché veramente fanno quello che vedono che tu fai. Sono molto imitativi.
Questo l’ho sempre sentito dire, e come tante cose sulle maternità mi sembrava impossibile. Invece ora che ho Letizia mi sono ricreduta. Ad esempio, l’altro giorno ho assistito alla scena in cui, rivolgendosi a qualcuno che aveva un tono di voce alto, non ha detto “Non urlare!”; io stessa cerco di non dirglielo mai.
Gli ha invece sussurrato, come faccio di solito io, “Parla piano”. Mi ha fatto sorridere, perché è un messaggio che il lavoro che si fa arriva.
Errore #3: Non fare squadra con l’altro genitore davanti ai figli
Con Mirko (il marito di Chiara, ndr) parlavamo prima di diventare genitori degli ideali di educazione che volevamo mettere in atto, ovviamente tutto a livello teorico.
Un figlio è una bomba, quindi non puoi prevedere quali saranno le conseguenze.
Una di queste linee guida era quella di farsi compatti, non contraddirsi l’uno con l’altro davanti ai figli, mandare giù anche bocconi amari e poi parlarne in separata sede. Non è stato semplice, soprattutto all’inizio. Però adesso abbiamo affinato la tecnica e quindi magari con uno sguardo ci capiamo.
Oppure io le dico “Letizia, per questa cosa dobbiamo parlarne anche con papà”, in modo che lei percepisca che siamo in due, che non c’è un genitore buono e l’altro cattivo.
Invece mi è capitato di vedere coppie che magari discutono davanti ai figli. Secondo me questo è controproducente. Poi sicuramente tutto dipende molto dal livello di stress, dalla giornata, dal figlio. Però penso abbia senso cercare di mostrarsi allineati.
Conclusione
Magari alla fine di una giornata di lavoro, in cui sono stanca, Letizia mi ha fatto morire, fa caldo… alla fine della giornata mi dico: “Ecco, io ho fatto tutte le cose che mi sembrano giuste. Ma lei ha pianto lo stesso, ha fatto i capricci lo stesso, mi ha tirato il giochino lo stesso. Allora ha senso, non ha senso? E passo tutta la notte a rimuginare.
Queste sono riflessioni che ho fatto in questi anni, ma… funzionano sempre? No.
Sono sempre attuabili? Sì, ma non funzionano sempre.
Se facciamo queste cose i figli diventano perfetti? No.
Se attuiamo queste cose siamo genitori perfetti? No.
Quindi è inutile? No!
Perché portano a quel percorso di crescita personale nell’ottica di essere la persona migliore per poter essere il genitore migliore.
Se io sono la persona migliore che posso essere, sono anche la moglie migliore che posso essere, la figlia migliore che posso essere, l’insegnante, e così via.
Ovviamente è faticoso, e non si può pretendere di farlo sempre, perché nessuno è perfetto -ma veramente, non nel modo di dire! E come dicevo anche nell’altro articolo, bisogna sapersi perdonare.
Capita che non si riesca, capita di sbagliare… e pace. Si riparte il giorno dopo, o il giorno dopo ancora, con le migliori intenzioni. I nostri figli non saranno traumatizzati, noi non saremo traumatizzati, e si continuerà a crescere. La vita è una crescita continua.
💛 Che dire? Grazie Chiara!! Farò come sempre tesoro delle tue parole.