3 strategie con i bambini piccoli

Foto di Josh Willink su Pexels

Dopo aver imparato le strategie per comunicare con i ragazzi dai 3 ai 6 anni, dai 6 ai 10, dagli 11 ai 13, e dai 14 anni in su, ti starai domandando: come interagire al meglio con i bambini dai 12 mesi ai 3 anni?

Ho chiesto a Lucrezia Prai, che insegna all’asilo nido da ormai 8 anni (e che ho visto all’azione più volte coi miei figli: è incredibile l’effetto calmante che ha su di loro!!).

Lavora nella stessa scuola che ha frequentato: dopo tanti anni è ritornata quindi a lavorare nella stessa struttura che l’ha fatta crescere.

Quali sono i suoi segreti?

Ecco la sua risposta:

Strategia #1: Il Ritmo

La prima strategia che utilizzo per lavorare con i bambini è il ritmo, la routine.

La giornata deve avere una struttura, che deve ripetersi nel tempo.

Per esempio, le mie giornate di lavoro all’asilo nido hanno sempre la stessa cadenza.

La maestra Lucrezia a lavoro ❤️

All’inizio della giornata fino alle 9 di mattina c’è il momento dell’accoglienza, dove i bambini arrivano e trovano una tisana calda con un paio di biscotti. È una coccola per i bambini, che possono scegliere se averla o meno.

Alle 9 ci salutiamo con un piccolo momento insieme, e dopo questo momento c’è l’attività del giorno: ogni lunedì facciamo il “riordino del corredino” (mettiamo insieme in ordine i loro vestitini nelle scatole), ogni martedì prepariamo il pane, ogni mercoledì facciamo delle attività motorie, e così via. Facciamo varie attività, che sono legate alla stagionalità e alla preparazione alle feste, per sperimentare con i bimbi ciò che la natura ci offre usando tutti i sensi.

Dopo questo momento di attività, che può durare dai 10 minuti al quarto d’ora – sappiamo che il bambino a questa età non ha grande attenzione, quindi noi adulti non possiamo pretendere troppo – c’è la merenda; poi si esce in giardino, e poi segue il resto della giornata.

Questo ritmo nella giornata aiuta il bambino a trovarsi nel tempo.

“Questo ritmo nella giornata aiuta il bambino a trovarsi nel tempo.”

Sappiamo che il bambino non ha il senso del tempo, e il ritmo lo aiuta a sapere cosa succederà dopo, evitandogli un senso di ansia per l’ignoto.

Del resto anche noi adulti, se ci trovassimo in una situazione in cui non sappiamo cosa succede dopo, andremmo in crisi.

Quando il bambino piccolo entra nel ritmo, non serve neanche più la parola: sa già automaticamente cosa accadrà dopo, quindi basterà semplicemente un gesto.

Lucrezia baciata dal sole nei meravigliosi colli euganei.

Per imparare un ritmo, il bambino ha bisogno di almeno quattro settimane. Per questo tempo dobbiamo essere “fiscali”, poi se si desidera si possono cominciare ad introdurre piccoli cambiamenti.

Strategia #2: I gesti e lo sguardo

Con i bambini così piccoli tendiamo a parlare tanto, a spiegar loro bene le cose.

Ma quando lavori con bambini così piccoli, i gesti e lo sguardo diventano molto più importanti delle parole.

Quando lavori con bambini così piccoli, i gesti e lo sguardo diventano molto più importanti delle parole.

Il bambino non è in grado di seguire troppi processi mentali perché vive nel “qui ed ora”, vive nel momento esatto. Non sa distinguere ancora bene il concetto di prima e dopo, causa e conseguenza.

Quindi anziché dilungarci in spiegazioni per loro incomprensibili, dobbiamo lavorare di più con lo sguardo, i gesti.

Non serve utilizzare parole. Quando li guardiamo lanciamo loro il seguente tacito messaggio “Ti sto guardando, vedo che stai facendo una cosa bella/brutta”.

Il bambino utilizza lo sguardo anche quando sta per fare una marachella. Tendenzialmente, prima di fare qualcosa che sa che non può fare, ti guarda, sfidandoti.

Tutto inizia dallo sguardo. Quindi è importante abbassarsi a livello e guardarlo negli occhi.

Se tu lo guardi, senza aprire bocca gli stai dicendo “ti ho visto, stai per fare una marachella che non va fatta”. Spesso il bambino quando vede che tu lo stai guardando si blocca.

Il lavorare con lo sguardo ed i gesti si collega anche alla strategia del ritmo della nostra giornata.

Quando faccio il gesto di mettere la tovaglia per la merenda, siccome accade sempre allo stesso momento della giornata, i bambini sanno già cosa sta accadendo.

Oppure quando il martedì, giornata del pane, faccio il gesto di stendere la tovaglia, loro mi guardano e mi chiedono “facciamo il pane?”.

Il rituale della preparazione del pane il martedì.

Non serve utilizzare tante parole, tipo “Adesso bambini preparatevi che facciamo merenda” o “Ora prendiamo farina e acqua e prepariamo il pane”. I bambini semplicemente guardano quello che sto facendo e imparano da quello che sto facendo.

In questa fascia d’età sono degli organi di senso. Sono molto legati a tuta la sfera sensoriale e al contatto: hanno bisogno delle carezze, degli abbracci. Hanno bisogno di sentire questo senso di protezione che è legato al gesto.

“I bambini in questa fascia d’età hanno bisogno delle carezze, degli abbracci. Hanno bisogno di sentire questo senso di protezione che è legato al gesto.”

Strategia #3: Il limite

Il bambino ha bisogno di limiti.

Ha bisogno di trovare il limite nell’adulto. È l’adulto che decide. Il bambino non è in grado di farlo.

Se per esempio si chiede ad un bambino “Cosa vuoi mangiare per cena?”, lo si mette in crisi. Non è in grado di saperlo.

Sta imparando in questo momento. È tutto nuovo per lui. È l’adulto che sa cosa è meglio per lui.

Il bambino cerca in continuazione il limite. Lo cerca nella sfida con l’adulto, e lo cerca anche fisicamente: ci sono bambini che vediamo non si accorgono di ciò che hanno intorno e vanno a sbattere contro gli oggetti, cercando un limite nell’altro.

“Il bambino cerca in continuazione il limite.”

I bambini vivono in questo momento totalmente in sintonia col mondo esterno, e man mano devono diventare individualità, devono scoprire il loro “io”.

Il limite serve a questo: fa percepire cosa sono loro e che cos’è l’altro.

La maestra Lucrezia in versione bucolica.

Quando il bambino capisce, cosa molto difficile per lui, fino a dove può spingersi, allora arriverà fino a lì e non oltrepasserà la soglia.

Quando il bambino capisce, cosa molto difficile per lui, fino a dove può spingersi, allora arriverà fino a lì e non oltrepasserà la soglia.

Il limite è anche collegato al concetto di verità: davanti ad un bambino bisogna essere veri, limpidi, chiari.

Noi sappiamo che il bambino è totalmente imitativo in questo periodo della sua vita: imita ogni cosa.

È questo forse la parte più difficile del mio lavoro, e in generale di ogni persona che si trova ad educare bambini: essere degli adulti degni di imitazione ai loro occhi.

Lucrezia che beve un cocktail analcolico 😜.

Non è per niente facile: abbiamo tutti le nostre giornate no, abbiamo tutti i nostri problemi.

Però ogni cosa passa al bambino, anche quella che non sembra passi.

I bambini riproducono i comportamenti che vedono a casa: giocano per esempio con le pentoline imitando il modo di cucinare dei genitori, o inscenano con le bambole una discussione animata tra i genitori.

Quindi dobbiamo stare attenti anche quando il bambino sembra non vederci.

Grazie infinite Lucrezia per questi preziosissimi consigli!! Non vedo l’ora di metterli in pratica con mio figlio Liam 💙

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