Come interagire con gli adolescenti: 3 strategie infallibili

padre discute con il figlio adolescente che non vuole ascoltarlo
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In due articoli precedenti la maestra Giulia e la Prof.ssa Chiara hanno condiviso i loro segreti del mestiere per interfacciarsi al meglio con i bimbi dai 5 ai 10 anni, e con i preadolescenti, dagli 11 ai 13 anni.

Ho trovato i loro consigli così utili e informativi, che mi sono detta: bisogna coprire tutte le fasce d’età!

Uno dei periodi più temuti dai genitori è l’adolescenza; mi domando spesso come i miei figli vivranno questa fase così complessa, sia per i cambiamenti del proprio corpo, che per i cambiamenti comportamentali.

Cosa possiamo fare noi genitori per accompagnare al meglio i nostri figli adolescenti?

La prima persona che mi è venuta in mente è stata Alessandro Favaro.

Come per le volte precedenti, ho pensato che un insegnante fosse la persona più indicata a cui chiedere consiglio.

Alessandro insegna alla scuola superiore Girardi (Istituto Tecnico, Economico e Tecnologico) da 3 anni, dopo aver insegnato per 4 anni alle scuole medie.

Alessandro appoggiato ad uno dei pilastri della sua vita: la scuola superiore Girardi 😉

La passione di Alessandro per il suo lavoro è travolgente!

La si percepisce non appena comincia a raccontarti dei progetti che sta portando avanti assieme ai suoi colleghi.

Con i suoi studenti sta creando un blog, “Guida su come sopravvivere in un istituto tecnico: Girardi edition”, dove i ragazzi potranno collaborare per raccontare progetti e attività della loro scuola, e dire la loro su ciò che accade nel mondo.

Un altro progetto interessante si intitola “Dallo storyboard al digital storytelling”, in cui i ragazzi avranno modo di creare contenuti multimediali per raccontare storie tramite filmati, presentazioni e canali social.

Inoltre, si occupa dell’organizzazione di soggiorni linguistici in Inghilterra, dove gli studenti, che vengono ospitati in famiglia, non solo frequentano corsi di inglese, ma esplorano il nuovo ambiente con gite e attività pomeridiane e serali.

Gli studenti del Prof. Alessandro all’opera nel progetto “Dallo Storyboarding al Digital Storytelling”.

Quali sono quindi le strategie che Alessandro utilizza ogni giorno per comunicare al meglio con i suoi ragazzi?

Ecco la sua risposta:

Strategia #1: Trasmettere il fatto che stai bene assieme a loro

Parto da una cosa strettamente egoistica: non faccio l’insegnante per missione; lo faccio perché mi piace!

E credo che i ragazzi si appassionino quando vedono che la persona che hanno davanti si diverte, o perlomeno sta bene a fare quello che fa.

“Credo che i ragazzi si appassionino quando vedono che la persona che hanno davanti si diverte, o perlomeno sta bene a fare quello che fa.”

Alessandro che si gode una delle sue passioni: la montagna.

Invece, se percepiscono che il professore sta insegnando loro per missione, credo che lo sentano come una pressione.

Questa prospettiva può sembrare un po’ un rovesciamento del paradigma dell’insegnante missionario, ma secondo me questo lavoro lo devi fare per te. Facendolo per passione, riuscirai a trasmettere la passione ai ragazzi.

Sto bene quando sono in classe con i miei ragazzi, e stando bene penso di trasmettere loro serenità.

Quindi il messaggio che darei a tutti gli educatori, che siano insegnanti, genitori, nonni o allenatori, è il seguente: divertiamoci assieme ai ragazzi, e non prendiamoci troppo sul serio.

“Divertiamoci assieme ai ragazzi, e non prendiamoci troppo sul serio.”

I ragazzi crescono velocemente, ed è una fortuna riuscire ad osservarli, ad averli davanti quando ti guardano. Da come ti guardano capisci quanto si incuriosiscono e appassionano a quello che dici.

Questo è bello per te, perché ti fa stare bene, ti fa stare al passo con i tempi, ti fa rimanere giovane anche -credo e spero (ride, ndr).

Il progetto del blog “Come sopravvivere in un istituto tecnico”.

Strategia #2: Preservare la loro motivazione

È molto importante preservare la motivazione degli studenti.

Anche quella che non emerge subito, ma che magari potrà palesarsi dopo.

Spesso diamo giudizi troppo affrettati sulle persone, siamo troppo frettolosi a dire “Questo ragazzo è portato, quello non è portato, non ce la fa, non riesce”.

In realtà poi i ragazzi ci sorprendono, possono ribaltare qualsiasi nostro pronostico.

“I ragazzi ci sorprendono, possono ribaltare qualsiasi nostro pronostico.”

Quindi meglio evitare tanti pronostici, e cercare piuttosto di dare messaggi positivi.

È importante lavorare sul miglioramento delle persone, quello che possono raggiungere in quel determinato momento, ma soprattutto preservare quella che può essere la loro motivazione.

Per fare ciò bisogna evitare di umiliare e dare messaggi negativi, e far sì che in un modo o nell’altro, il ragazzo possa trovare una strada in quello che sta studiando.

Sembra una cosa banale, ma in realtà tantissimi danno messaggi tipo “Non ce la fai, è meglio che tu faccia altro”, magari senza neanche rendersene conto. A volte non servono parole per mostrare disapprovazione (o approvazione): una semplice occhiata può dire tantissimo.

Questa è un’assunzione di responsabilità enorme, e si rischia di fare dei grandissimi danni.

Bisogna avere profonda fiducia, nel ragazzo singolo e nelle generazioni in generale.

A scuola c’e spesso la tendenza di dire “eh sti ragazzi, sti ragazzi”; l’hanno sempre detto tutti, poi in realtà in ogni generazione c’è chi fa delle cose straordinarie.

Pensiamo positivo, e lanciamo dei messaggi positivi, costruttivi.

Alessandro che si gode una vista spettacolare.

Strategia #3: Non prenderla sul personale

Credo sia molto importante non prenderla sul personale quando un ragazzo esce un po’ dal seminato, in termini di linguaggio o modo di rivolgersi.

Certamente una mancanza di educazione e di rispetto non va mai lasciata inosservata, ma non va neanche condannata definitivamente.

E, soprattutto, la si deve comprendere.

I ragazzi, in particolare in età adolescente, hanno sempre bisogno di lottare, e l’insegnante rappresenta una di quelle entità con cui hanno bisogno di lottare.

Quindi quando un ragazzo ha un atteggiamento di sfida, è probabile che stia lottando con quello che tu rappresenti, più che con quello che tu sei.

“Quando un ragazzo ha un atteggiamento di sfida, è probabile che stia lottando con quello che tu rappresenti, più che con quello che tu sei.”

Alessandro in modalità “vendemmia”.
Il vino è un’altra delle sue passioni, tanto che nel 2017 ha conseguito il diploma di sommelier.

Questo è uno dei motivi per cui non è il caso di prenderla sul personale.

Non è per niente facile eh (ride, ndr), perché siamo umani anche noi, abbiamo delle emozioni, abbiamo dei nervi scoperti che possono essere toccati.

Però l’insegnante veramente bravo, quale io forse non sono (mmmmh, mi è difficile crederlo dopo queste pillole 😝 , ndr), riesce ad ascoltare in quei momenti.

Se ascoltiamo i ragazzi nei momenti in cui provocano, possiamo capire quello che vogliono comunicare. Quando provocano, stanno parlando di se stessi e anche a se stessi, quindi sono dei momenti fondamentali per ascoltarli, per capire qualcosa in più di loro.

“Se ascoltiamo i ragazzi nei momenti in cui provocano, possiamo capire quello che vogliono comunicare.”

Grazie mille Alessandro per questi preziosi consigli!! 🧡

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