Da marketer a fotografo di successo: la storia di Francesco
Conosco Francesco dalle scuole superiori, quando truccava ancora i voti per diventare Mr Liceo 😝.
Mi ricordo che anni fa mi raccontava durante un aperitivo del suo lavoro come marketer alla Benetton; è stata per me una sorpresa quando ho visto tramite i social la sua evoluzione verso la fotografia.
E che evoluzione!! Dai suoi scatti emerge un’enorme passione, anche se lui dice che gli “fa ridere quando la gente dice che si vede che ci metto passione; io in realtà non metto niente, mi viene spontaneo”.
La bellezza dei suoi scatti l’ha anche portato quest’anno a vincere il primo premio del prestigioso Pictures of the Year International.
Qual è stato il tuo percorso pre-fotografia?
Sono laureato in olandese, e già questo fa un po’ ridere.
Nella mia testa sarei diventato uno dei due traduttori di Olandese in Italia (sorride, ndr).
Me la cavavo piuttosto bene; ero anche riuscito ad avere i contatti dei due traduttori che c’erano.
Fino a cinque mesi prima di laurearmi avevo questa idea di me. Finché uno dei due traduttori mi dice: “A me mancano ancora una decina d’anni prima della pensione, e il mercato di testi olandesi è ristrettissimo. Secondo me ti conviene trovarti dell’altro.”
Però l’avevo presa come la prendi a 20 anni: non hai ancora iniziato a lavorare, hai fatto un percorso di studi su argomenti che ti piacevano… non è la fine del mondo!”.
Ricevo al ritorno dal viaggio di laurea una telefonata da Benetton per un lavoro come addetto all’ufficio stampa e comunicazione, per una sostituzione maternità.
Tutto affascinante, stimolante, bello: ti viene in mente che in una vetrina di Parigi vuoi mettere gigantografie 6m x5, e te lo fanno fare!
Lavoravo con altri sei ragazzi: c’era proprio un clima da camerata. Ricordo con piacere quel periodo: sembrava di essere in un film.
Poi ad un certo punto, forse per una cattiva gestione tra il mio capo e l’ufficio personale, è accaduto l’inaspettato.
Avevo visto il mio nuovo contratto, ed ero a casa in ferie che stavo appendendo la chitarra che avevo appena acquistato appunto per festeggiare… quando mi telefona il mio collega: “Francesco, qua c’è da svuotare i cassetti perché non ci rinnovano il contratto!”.
È stata abbastanza tosta: mi ero sposato da poco, e avevo pure rifiutato di recente un’offerta di lavoro.
Però Elisa (la moglie, ndr) era lì, e mi ha sostenuto subito: “Senti, ti è successa questa cosa; magari puoi fare un master così diventi più esperto in marketing.”
Ho quindi fatto un master durato 6 mesi, e sono poi finito a lavorare in una realtà più piccola.
Quello è stato il momento in cui ho capito che non faceva per me.
Dovevo preparare il catalogo dei forni e controllare che non ci fossero errori.
Il lunedì diventava un incubo: non era una realtà in cui mi riconoscevo.
Non ci ho pensato due volte: dopo un mese mi sono preso un giorno di malattia, e il giorno dopo ho portato la lettera di dimissioni.
La titolare ha capito.
Ironia della sorte sono tornato a lavorare per loro come copyrighter. E ancora adesso capita che io e la titolare ci sentiamo.
Come ti è nata la passione per la fotografia?
Me l’ha fatta scoprire Elisa: fino ai 20 anni non ci avevo mai pensato, poi frequentando lei ho iniziato ad appassionarmi.
E mio papà mi ha regalato la mia prima macchinetta seria.
È sempre stato di una discrezione estrema, e senza volerlo, così taciturno e “laterale”, è stato determinante nelle mie scelte.
Prendi certe decisioni perché sai che hai queste figure di fianco a te, silenziose ma presenti: Elisa e mio papà si somigliano tanto in questo.
Sono stati loro due a portarmi dentro questo mondo, in due modi diversi.
Com’è stato il passaggio dal lavoro come marketer a fotografo?
Quando ho dato le dimissioni non avevo un piano B: “Intanto mi licenzio, poi vedrò cosa fare”.
Mi sono semplicemente detto che non era la vita che avrei voluto fare, e lo penso ancora adesso.
Avevo iniziato a collaborare con Ale (fotografo fondatore di Foto Alex, ora Kontrasto, ndr), ma solo per piccoli progetti estemporanei.
E forse facevo già qualcosina come fotografo di discoteche.
Dopo aver aperto la partita IVA come marketer, ho iniziato a lavorare da Ale per la parte di marketing. Però la collaborazione si era fatta sempre più assidua, e sfociava molto anche nella fotografia.
Nel frattempo lavoravo anche per un agente di commercio che vendeva sedie di lusso. Anche lì ho capito che non faceva per me (ride, ndr).
Poi questo delle sedie mi chiede di diventare suo dipendente. Lo dico ad Ale, che mi propone di assumermi. Per me non c’è stata neanche la scelta!
Quindi la carriera come fotografo è iniziata un po’ per caso.
Sono stato dipendente dello studio fotografico di Ale per 5 anni.
Poi ho sentito il bisogno di prendere la mia strada.
Continuando a collaborare con Ale, sono però riuscito a prendere nuovi clienti.
Non so perché, ad un certo punto mi sono detto che fosse ora di aprire il mio studio (STUFO, ndr). Sono sempre stato abbastanza istintivo.
Ho la fortuna di avere Elisa che mi ha sempre lasciato le porte aperte: “Sentiti libero di fare quello che senti ti fa bene in questo momento.”
Come sei riuscito a superare i blocchi di paura di aprire una tua attività come fotografo?
Mi piace che mi chiedi come sono riuscito a superare quei blocchi; secondo me non ne ho superato nessuno (ride, ndr)!
Ti sei pentito di aver intrapreso questa strada?
No, anzi! Sono così contento del percorso che ho fatto.
Mi è piaciuta l’idea di cambiare, è stato liberatorio.
Se dovessi dare un consiglio a chi ha il terrore di andare a lavoro il lunedì, quale sarebbe?
Ce l’ho un consiglio, che rivolgo anche a me stesso.
È legato alla nostra paura più grande, che non è il cambiamento. Il cambiamento attrae forse tutti.
La paura più grande penso sia perdere la tranquillità economica.
Il consiglio è provare a sganciarsi da quella paura, e buttarsi nel cambiamento.
Trovare o crearsi un lavoro migliore non porta necessariamente a delle conseguenze economiche negative, anzi.
Quando era il momento di cambiare, ho sempre considerato l’idea di andare in perdita, invece mi ha portato a guadagnare molto di più.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Quello che vorrei fare è fotografare gli adulti, secondo me soggetti super bistrattati.
Penso alle donne che ho fotografato quando erano fidanzate -sai, quegli scatti romantici-, poi al giorno del loro matrimonio, e per le foto di famiglia quando hanno figli.
E a me dispiace, perché ci sono donne bellissime che hanno ancora come immagine profilo di Whatsapp la foto del matrimonio di 10 anni prima.
Stessa cosa per noi uomini.
Avverto questa esigenza nell’adulto, di vedersi rappresentato come si deve, ed è una cosa che voglio fare: secondo me è necessaria dal punto di vista umano.
Tanti trovano imbarazzante farsi fare una foto a 40 anni, senza uno scopo. Non siamo abituati.
Allora mi è venuta questa idea, penso grazie ai miei figli. Quando hai figli vedi le cose con sensibilità diversa.
L’idea è di dedicarmi ai ritratti di adulti, giovani e meno giovani, con un approccio ben diverso da quello cui mi ero abituato nella fotografia in studio: chi vorrà essere ritratto porterà un’immagine a cui è particolarmente legato, e quella fotografia sarà il pretesto per iniziare una conversazione che riprenderò con una fotocamera.
Questa chiacchierata non ha una durata definita: ci lasceremo prendere dal flusso delle parole, e utilizzeremo il tempo per entrare un po’ in intimità, in modo che anche dagli scatti emerga questa complicità.
Per fare un ritratto, dipende davvero da quando scatta quella sintonia che mi permette di catturare le espressioni più belle della persone che ho davanti. A volte bastano 5 minuti, a volte può prendere delle ore.
Il risultato di questo servizio fotografico, che vuole essere più un’esperienza, saranno sì le foto, ma anche il filmato realizzato in occasione della chiacchierata pre-shooting.
Un ritratto può anche essere un bel regalo che facciamo ai nostri genitori, e a noi stessi.
Noi diamo i nostri genitori per scontati, ma non è così. Mia mamma e mio papà si sono prestati come cavie di questo mio progetto. Vederli nei ritratti e nel video è commovente già adesso, figurarsi fra trent’anni.
Grazie mille Francesco per questa chiacchierata, rinfrescante come sempre! E grazie per i tuoi scatti, mi incantano ogni volta 💛
La capacità di persistere anche se il futuro è incerto è un importante esempio da seguire nel percorso di maturazione di una persona. Metti appunto un piano per la tua vita e per quanto incerto possa essere
cerca di eseguirla accompagnandola col la testa e le emozioni che ti contraddistinguano
Brava Giada Per aver posto domande profonde che potessero in qualche modo cogliere l’essenza della sua personalità e bravo Francesco per il successo che stai ottenendo!!